Gli effetti sull’export italiano dei dazi annunciati da Trump

A pochi giorni dall’elezione di Donald Trump alla Presidenza degli Stati Uniti, il Centro Studi di ARcom Formazione ha analizzato i possibili scenari che potrebbero derivare dall’applicazione di nuovi dazi, più volte annunciati durante la campagna elettorale USA da parte del candidato repubblicano.

L’importanza dell’export per l’economia italiana
Il commercio internazionale riveste un ruolo fondamentale per l’economia italiana.
L’Italia è il quarto Paese al mondo per volumi di esportazioni, insieme a Giappone e Corea del Sud (1) ed è il dodicesimo Paese per importazioni, nella classifica degli scambi mondiali (2). Attualmente l’export italiano vale circa il 40% del PIL nazionale e si conferma come un decisivo fattore di traino per la nostra economia e la bilancia dei pagamenti: il valore delle esportazioni registra un +3,7% nel 2024, con una crescita attesa del +4,5% nel 2025 e del +4,2% in media nel biennio successivo. L’export italiano supererà i 650 miliardi nel 2024, mentre il prossimo anno raggiungerà i 679 miliardi (3).
Nell’ultimo triennio, l’export italiano è cresciuto di più rispetto agli altri Paesi europei (4). 

Crescita dell’Italia a confronto con i principali Paesi Europei

Dal punto di vista numerico, sono 120.876 le imprese esportatrici (5), mentre 95.774 sono le imprese importatrici (6). Nonostante questi numeri significativi, però, sono soltanto 1.705 le imprese, in Italia, che hanno ottenuto la certificazione come Operatori economici autorizzati (AEO) dall’Agenzia delle dogane e dei monopoli, un numero inferiore rispetto ad altri Paesi UE, come la Germania, dove sono 6.301 le imprese in possesso di questa importante autorizzazione, rilasciata alle imprese che operano con l’estero, in presenza di particolari standard di affidabilità e di competenza (7).
Questo gap è dovuto a:

  • la struttura del nostro export, a cui partecipano anche molte medie e piccole imprese, con minore propensione a dotarsi di un’organizzazione interna specializzata;
  • sottovalutazione della specificità del commercio internazionale, con l’idea di fondo secondo cui vendere all’estero equivale a saper vendere nel mercato nazionale;
  • carenza di specializzazione nella formazione scolastica e universitaria rispetto a questo settore;
  • assenza di cultura del commercio internazionale, che non include questi temi dall’elaborazione delle strategie aziendali;
  • assenza di visione globale all’interno delle imprese, per cui le tematiche spesso ricadono in funzioni aziendali molto diversificate;
  • percezione dell’assenza di significativi vantaggi derivanti dall’autorizzazione AEO.

I nuovi dazi annunciati dal Presidente Trump
Il Presidente eletto Donald Trump ha previsto nel proprio programma elettorale l’introduzione di nuovi dazi USA sui prodotti europei, tra il 10 e il 20%, in aggiunta ai dazi già esistenti. Nei confronti della Cina, sono stati annunciati nuovi dazi del 60% e del 100% per le auto. Per valutare l’impatto delle annunciate tariffe, occorre tenere conto che gli Stati Uniti rappresentano il primo mercato di destinazione dell’export italiano, per una quota pari al 10,4 % delle nostre esportazioni (8).
I principali settori interessati sono riportati in grafica:

Export verso gli USA

Vedi nota a piè di pagina (9)

La bilancia commerciale è decisamente a nostro favore: nel primo semestre 2024, il valore delle nostre esportazioni verso gli USA, ha raggiunto i 38,82 miliardi di euro (10), mentre le importazioni hanno raggiunto il valore di 15,46 miliardi di euro.
Una nuova guerra commerciale penalizzerebbe, quindi, molto di più il nostro export rispetto all’economia USA. Nel primo mandato dell’amministrazione Trump, a partire dal marzo 2018, sono stati introdotte tariffe aggiuntive su molte eccellenze del nostro export, come vino, olio, pasta, formaggi Made in Italy, oltre ad acciaio e alluminio, a cui l’Europa ha risposto imponendo un incremento delle tariffe su prodotti agricoli, motociclette e bourbon.
L’amministrazione Biden ha mantenuto tutte le barriere all’importazione e ha impresso una spinta al reshoring (11), con politiche di forti aiuti economici statali alla produzione “made in USA”, attraverso l’Inflaction Reduction Act.
L’esito delle recenti elezioni USA segna una nuova fase di guerra dei dazi.
Il presidente USA Donald Trump, che si insedierà a gennaio 2025, ha già annunciato di voler introdurre nuovi dazi sui prodotti europei, tra il 10 e il 20%, oltre a dazi del 60% sulle importazioni dalla Cina.
Tra i primi studi economici ad aver valutato l’impatto dei dazi preannunciati da Trump, il National Board of Trade svedese (12) ha stimato, per l’Italia, minori esportazioni verso gli USA del 16% e una generale riduzione delle esportazioni europee del 17%, con impatto principalmente nei settori meccanico, farmaceutico e chimico (vedi tabella).

Commercio bilaterale, per regione/paese, variazione percentuale rispetto allo scenario di riferimento

(13) Fonte: Kommerskollegium, National Board of Trade Sweden, cit.

Lo studio prevede che le nuove tariffe ridurranno l’interscambio commerciale tra USA e Unione europea, mentre la Cina ridurrà le esportazioni verso gli USA del 66% e incrementerà le esportazioni verso l’Europa del 7%
Secondo le stime condotte da Prometeia, se l’aumento del 10% delle tariffe interesserà soltanto i prodotti già sottoposti a dazio, per l’Italia il costo aggiuntivo del nuovo protezionismo americano supererà i 4 miliardi di dollari. Dal punto di vista settoriale, in questo scenario a essere maggiormente colpito sarà il sistema moda, già oggi insieme all’agroalimentare uno dei più esposti del made in Italy.
Se Trump optasse, invece, per un aumento delle tariffe generalizzato per tutti i beni esportati, i costi per le imprese italiane supererebbero i 9 miliardi, 7 in più rispetto al 2023 (14). Nell’ipotesi di un aumento generalizzato dei dazi USA, sarebbe la meccanica a subire più negativamente le conseguenze del nuovo protezionismo.

Effetti sul mercato USA delle esportazioni italiane per settore (valori in milioni di dollari)(15)

Fonte: Prometeia

Secondo lo studio condotto dalla Grantham Foundation, scomponendo l’export italiano, i settori più colpiti saranno: attrezzature per il trasporto, prodotti chimici, ferro e acciaio e macchinari (16).

Impatto delle misure proposte da Trump per settore (17)

Fonte: Grantham Research Institute on Climate Change and the Environment

I nuovi dazi USA rappresentano uno degli strumenti più importanti del “Trump reciprocal trade act”, il cui obiettivo è riequilibrare il commercio tra gli Stati Uniti e i suoi partner commerciali. L’introduzione di nuove restrizioni sui prodotti europei potrebbe portare a una nuova guerra commerciale, con analoghe misure di ritorsione da parte dell’Unione europea e conseguenze significative sulle catene di approvvigionamento in tutto il mondo.

Sara Armella

 

(1) Cfr. ITA Trade Agency, Mercati in tempo reale del 20 settembre 2024, disponibile al seguente link

(2) Cfr. Osservatorio economico sul commercio internazionale, Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, tabella n. 3, cit.

(3) Dati elaborati dal “Doing export report 2024” di Sace.

(4) Elaborazioni Centro Studi Confindustria su dati Eurostat.

(5) Secondo l’Annuario statistico “Commercio estero e attività internazionali delle imprese” del 2024, elaborato da ICE e Istat, disponibile sul sito (si veda, in particolare, la tavola n. 3.2.1). Complessivamente, il numero di operatori impiegati nel settore dell’export è pari a 137.055 (tavola n. 3.1.1), un dato che si mantiene stabile rispetto all’anno precedente (si veda sul punto il Rapporto ICE 2022-2024, “L’Italia nell’economia internazionale”, pubblicato da ITA, Italian Trade Agency).

(6) Tavola 3.2.11 dell’Annuario statistico elaborato da ICE e Istat.

(7) Dati aggiornati al 5 novembre 2024.

(8) Secondo i dati elaborati dall’Osservatorio economico, disponibili al link.

(9) Dati relativi al periodo gennaio-luglio 2024, elaborati dall’Osservatorio economico al link.

(10) Dati elaborati dall’Osservatorio economico sul commercio internazionale, Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, tabella n. 5 A, “principali Paesi destinatari delle esportazioni italiane in base ai dati del 2021”, aggiornato al 21 ottobre 2024, link. Secondo i dati elaborati dall’United Nations Comtrade, inoltre, nel 2023 lo scambio di merci in beni e servizi tra USA e Italia ha registrato una cifra record di 126 miliardi di dollari. L’Italia ha esportato negli USA per un valore di 72,7 miliardi di dollari. Tra il 2017 e il 2022 il tasso di crescita delle esportazioni in USA è cresciuto a una media del 22%.

(11) Il reshoring è l’opposto dell’offshoring ed è un fenomeno economico che consiste nel rientro nei confini nazionali delle aziende che in precedenza avevano delocalizzato, in tutto o in parte, la produzione in Paesi asiatici come Cina o Vietnam o in Paesi dell’Est Europa come Romania o Serbia. Si parla anche di “friend shoring” quando il fenomeno di rilocalizzazione è svolto a favore di Paesi accomunati da visioni politiche affini o di “near shoring” se la rilocalizzazione avviene a favore di Paesi più vicini, come quelli dell’Europa dell’est, v. infra.

(12) Kommerskollegium, National Board of Trade Sweden, “Economic Backfire: The Costly Impact of Trump’s Proposed Tariffs”, pubblicato a ottobre 2024. 

(13) Fonte: Kommerskollegium, National Board of Trade Sweden, cit.

(14) Cfr. “L’impatto sull’Italia della proposta di Trump sui dazi USA” elaborato da Prometeia. 

(15) Fonte: “L’impatto sull’Italia della proposta di Trump sui dazi USA”, elaborato da Prometeia.

(16) Grantham Research Institute on Climate Change and the Enviroenment, “The economic impacts of Trump’s tariff proposal on Europe”, Aurélien Saussay, pubblicato a ottobre 2024.

(17) Fonte: Grantham Research Institute on Climate Change and the Enviroenment, cit.