In aumento le barriere al commercio internazionale
Il contesto attuale è dominato dalla crescente segmentazione dell’economia internazionale, con nuovi dazi, sanzioni e altre barriere all’entrata. Il Centro Studi di ARcom Formazione ha analizzato gli effetti delle misure restrittive.
Crisi geopolitiche, sanzioni e misure restrittive: il ritorno del protezionismo
Di grande impatto è il deterioramento della situazione geopolitica, con la guerra russo-ucraina entrata ormai nel terzo anno e il conflitto in Medio Oriente, con le crescenti tensioni internazionali e i riflessi sulla sicurezza nel Canale di Suez, che modificano le rotte marittime e incrementano tempi e costi degli scambi tra Europa e Asia.
La frammentazione in grandi blocchi di influenza, con il rafforzamento dei Paesi Brics e la guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina, contribuiscono a incrementare i fattori di incertezza e instabilità e sono tra le cause della crisi del modello multilaterale, fondato sul WTO.
Le misure restrittive del commercio internazionale sono aumentate di 3,5 volte rispetto al periodo pre-pandemico, anche in conseguenza delle sanzioni adottate dai Paesi Nato a seguito dell’invasione dell’Ucraina.
Le misure protezionistiche, nel 2024, sono state 2.808, tra dazi, sanzioni e quote. Un dato significativo, che evidenzia una nuova tendenza alla deglobalizzazione.
Numero di restrizioni commerciali in conseguenza delle tensioni geopolitiche
A seguito dell’invasione dell’Ucraina, l’Unione europea ha adottato quattordici diversi pacchetti di sanzioni (alla data del 15 novembre 2024) nei confronti della Russia, vietando l’importazione e l’esportazione di numerosi prodotti.
Oltre alle misure restrittive aumentano anche le barriere alla frontiera, a tutela dei mercati interni. Secondo i dati elaborati dal WTO (Fonte: WTO Trade Monitoring, latest trends, del 9 luglio 2024), da ottobre 2023 a maggio 2024 sono state adottate ben 205 misure di difesa commerciale, pari al 43% di tutte le misure commerciali registrate.
L’antidumping continua a essere lo strumento più utilizzato e rappresenta il 70,3% delle misure avviate e il 93,9% di quelle concluse. Le inchieste avviate dai Paesi WTO nel periodo in esame interessano scambi commerciali per 56 miliardi di dollari.
Frammentazione e ritorno ai numeri della guerra fredda
Le crescenti tensioni geopolitiche e le misure protezionistiche in aumento hanno stimolato il friend shoring.
Se è vero che i dati del commercio internazionale in percentuale del PIL mondiale non registrano risultati negativi in termini assoluti, si è tuttavia ridotto il volume degli scambi tra blocchi in competizione tra loro che è stato compensato da un incremento dei traffici all’interno di blocchi di Paesi “allineati”, come ha rilevato il Fondo monetario internazionale (FMI), nel World Economic Outlook di ottobre 2024.
La guerra commerciale in atto tra Stati Uniti e Cina ha diviso il mondo in due grandi blocchi. L’analisi del FMI prende in considerazione i Paesi alleati di Stati Uniti e Unione europea, quelli orientati verso Cina e Russia e un insieme di Paesi non allineati.
Confrontando le medie dei periodi 2017-2022 e 2022-2024, si osserva che l’interscambio di beni è diminuito di circa 2,5 punti percentuali in più tra blocchi geopoliticamente distanti rispetto a quanto si è registrato negli scambi tra Paesi appartenenti allo stesso gruppo.
Il mondo diviso in blocchi
Secondo il Fondo monetario internazionale, a partire dalla guerra russo-ucraina, stiamo assistendo a una fase di instabilità del commercio internazionale molto simile a quella registrata nei primi anni della Guerra fredda. Con una differenza significativa: se all’inizio della Guerra Fredda, il valore del commercio di beni sul PIL era del 16%, ora il rapporto è del 45%. Inoltre, mentre allora i Paesi stavano eliminando le restrizioni commerciali all’interno dei blocchi, l’economia globale è ora caratterizzata da una fase di crescente protezionismo.
Confronto tra l’attuale fase di incertezza e la frammentazione della Guerra Fredda
Sara Armella e Tatiana Salvi