La Tutela del Made in: il Master del Made in Italy
L’export italiano si attesta al sesto posto nella classifica mondiale, grazie a una sempre maggiore richiesta dei prodotti Made in Italy. Un risultato eccellente è rappresentato dall’esportazione di trattori, macchine agricole e componentistica per l’agricoltura che, a partire dal 2022, ha registrato un massimo storico nella sua produzione. Il vice direttore di FederUnacoma ha spiegato che l’export italiano di materiali per l’agricoltura, tra gennaio e novembre 2023, è aumentato anche fino al 300% in alcuni Paesi.
Un dato assolutamente positivo, che richiede, però, una maggiore consapevolezza da parte delle imprese che operano in questo settore, che non sempre hanno un’adeguata preparazione sulle regole del commercio internazionale.
Secondo i risultati della survey condotta da ARcom Formazione con la collaborazione di Astra Ricerca, il 69% delle aziende interpellate esporta all’estero prodotti contrassegnati dal marchio “Made in Italy”. Di queste, tuttavia, ben il 19% dichiara di non avere attentamente analizzato i requisiti legali per l’utilizzo del marchio “Made in Italy”, partendo dal corretto inquadramento doganale del prodotto venduto. L’8,8% del totale di tali imprese, inoltre, non è informato in merito alle responsabilità, di natura anche penalistica, derivanti dall’utilizzo errato del marchio “Made in Italy”.
I dati registrati dalla ricerca attestano che, per le aziende che operano nei mercati internazionali, è necessaria un’attenta due diligence sulle regole del commercio con l’estero a tutela del Made in.
Sviluppare la propria attività nel commercio internazionale, crescere in nuovi mercati esteri, espandere la rete dei propri clienti, sono passaggi fondamentali per la competitività e lo sviluppo delle imprese italiane.
Per prevenire il rischio di contestazioni, di natura penale e amministrativa, è indispensabile però avere un quadro chiaro delle regole normative sui prodotti e doganali.
Per le imprese a vocazione internazionale è di estremo rilievo conoscere le regole fondamentali del diritto doganale: individuare la corretta classificazione doganale del prodotto, saper riconoscere le regole di origine applicabili e prevenire eventuali contestazioni sul valore della merce rappresentano fattori decisivi per la strategia internazionale dell’impresa e per il suo successo.
Saper ridurre i rischi di errore più ricorrenti consente di incrementare la competizione internazionale e rafforzare la reputazione commerciale dell’impresa.
Il pilastro fondamentale delle esportazioni del nostro Pese è rappresentato tutela del “Made in Italy”. L’obiettivo di tale istituto è quello di valorizzare e promuovere, sia in Italia che all’estero, il patrimonio e le radici culturali nazionali, anche ai fini della crescita economica nazionale nell’ambito del mercato interno dell’Unione europea.
Il marchio “Made in Italy” è da sempre sinonimo di eccellenza, considerato segno distintivo dei valori della tradizione, della cultura, del design e della creatività del nostro Paese. L’Italia conta, infatti, uno dei patrimoni storico-culturali più importanti al mondo e rappresenta un brand di crescente valore in un mercato internazionale sempre più frammentato e competitivo.
Le prospettive macroeconomiche per il Made in Italy, seppur in un contesto di crescenti tensioni commerciali e geopolitiche, risultano tendenzialmente positive. Nel 2024 le vendite all’estero di beni, in valore, e di servizi dovrebbero crescere di un ulteriore 4,2% rispetto al 2023.
Le principali economie mondiali rappresentano i mercati di destinazione dei prodotti italiani (Germania, Stati Uniti, Cina) ma molto sta cambiando anche negli altri mercati di destinazione: Paesi del Golfo, India, Thailandia, Vietnam, Messico, Brasile e Croazia si stanno rivelando opportunità sempre più significative e concrete per il nostro export.
L’espansione in mercati esteri anche grazie alle opportunità di una relazione diretta con i consumatori, attraverso l’e-commerce, spesso si scontra con un’inadeguata preparazione rispetto alle regole dell’export e con le barriere e le limitazioni nei mercati di destinazione, ancora poco conosciute dalle PMI.
Il 27 dicembre 2023 è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale la “legge sulla tutela del made in Italy” (legge 27 dicembre 2023, n. 206). Sono diverse le innovazioni implementate con l’obiettivo di elevare e diffondere, sia nel territorio nazionale che all’estero, le creazioni di alto livello provenienti del nostro Paese. Tra le azioni previste a tutela dell’eccellenza italiana, si segnalano: l’istituzione del Fondo sovrano sul Made in Italy, che avrà come obiettivo la crescita, il sostegno, il rafforzamento e il rilancio delle filiere strategiche nazionali; l’introduzione del Fondo per la protezione delle indicazioni geografiche registrate e dei prodotti agroalimentari; l’istituzione di misure a supporto della protezione dei prodotti industriali e artigianali tipici, l‘istituzione di distretti del prodotti tipico; forme di sostegno all‘imprenditorialità femminile; il supporto per imprese culturali e creative; il supporto al settore fieristico e la nascita di una giornata dedicata al Made in Italy. A tutela dei marchi registrati sono previsti i nuovi Voucher 3i, il contrassegno Made in Italy e un repertorio ad hoc per le opere dei creatori digitali. Tra gli obiettivi della legge, inoltre, vi è quello di assicurare la tracciabilità delle filiere tramite blockchain. Sono state previste, a tal proposito, sanzioni più rigorose in materia di contraffazione.
Ai sensi dell’art. 41 della legge sul Made in Italy, entro 90 giorni dall’entrata in vigore della stessa legge, il Ministro delle imprese e del made in Italy, insieme al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale e con il Ministro dell’economia e delle finanze, dovranno adottare un contrassegno ufficiale di attestazione dell’origine italiana della merce.
Nell’introdurre tale contrassegno, il Governo dovrà fare riferimento alla normativa doganale europea sull’origine non preferenziale dei prodotti. Saranno stabilite, inoltre, le modalità e i criteri per ottenere l’autorizzazione ad apporre sulle merci il contrassegno. Il decreto dovrà individuare quali settori merceologici e quali tipologie di prodotti potranno ottenere questa autorizzazione, nonché tutte le specifiche tecniche e le regole che le imprese dovranno rispettare.
Per prodotto “Made in Italy”, si intende un prodotto interamente realizzato in Italia. Il tema del Made In Italy e del commercio internazionale, infatti, risulta fortemente correlato alla normativa doganale: la determinazione dell’origine dei prodotti rappresenta uno dei pilastri fondamentali per una corretta applicazione della fiscalità doganale con ricadute significative in ambito extratributario.
Un aspetto di grande importanza per il nostro Made in Italy, è rappresentato dalla presenza, negli accordi di libero scambio, di una specifica tutela delle indicazioni geografiche tipiche, che consente alle imprese di tutelarsi dalle violazioni “italian sounding”, e non solo, con strumenti legali anche nei Paesi esteri.
Capita spesso, infatti, che vengano confusi i concetti di provenienza con quello di origine geografica. La provenienza di un prodotto indica semplicemente il punto di partenza di un trasporto internazionale, mentre l’origine doganale è una caratteristica intrinseca del bene e si lega al luogo in cui è stato prodotto.
L’origine doganale individua, invece, il Paese in cui il bene è stato creato o realizzato e rappresenta, pertanto, una caratteristica propria della merce, essendo strettamente legata al luogo e al metodo di produzione utilizzato.
Rafforzare le competenze delle aziende e dei professionisti nello sviluppo di progetti di esportazione del Made in Italy richiede l’approfondimento e la conoscenza di diversi aspetti interdisciplinari: dalle strategie per conquistare nuovi mercati a quelle di tutela nei Paesi esteri, dai contratti internazionali con i clienti a quelli della logistica, dalle regole che consentono l’utilizzo del marchio Made in Italy alla pianificazione doganale che fa accedere all’azzeramento di dazi e tariffe nei Paesi di destinazione, dalle tutele giuridiche in caso di violazione dei marchi agli strumenti di pagamento più sicuri per le imprese.
ARcom Formazione organizza, in collaborazione con Simest, FederUnacoma e FederItaly, un Master dedicato al Made in Italy, al via a partire da maggio 2024. Tale percorso formativo, nasce per approfondire alcuni importanti temi quali le strategie per conquistare nuovi mercati e quelle di consolidamento in mercati consolidati, le regole di utilizzo del marchio Made in Italy, la pianificazione doganale che fa accedere all’azzeramento di dazi e tariffe nei Paesi di destinazione, le tutele giuridiche in caso di violazione dei marchi e le semplificazioni amministrative e doganali.
Il Master del Made in Italy, si caratterizza per un’elevata natura specialistica, si alterneranno, infatti, oltre dieci docenti di riconosciuta competenza nello specifico settore loro affidato.